Ravera Premoli Web Site
Roberto Ravera
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Il mio nome è Roberto e sono l'amministratore di questo sito.Vivo a Milano da 38 anni, pur essendo nato a Quiliano (Savona) le mie radici sono rimaste saldamente ancorate nelle Alpi Liguri. Si le Alpi. Poiché per convenzione le Alpi finiscono al Colle di Cadibona (SV) ma le caratteristiche del toponimo arrivano fino all'altezza di Acquabianca (il Passo del Faiallo).In linea paterna ho radici appunto nel Comune di Urbe e per parte materna a Sassello.Per parte di madre derivo dalla linea dei Rossi. Il nonno Giovanni, imprenditore edile, era soprannominato "l'architetto". Nomignolo affibiatogli dal Parroco di allora, perché posando l'altare della Santissima Trinità, nel sistemare una lastra di marmo, si schiacciò un dito. La mano dell'architetto appunto.I Rossi arrivano a Sassello dalle valli Bergamasche. Sono carpentieri e abili costruttori. Girano il nord Italia ed una parte si insedia a Sassello. Un'altra teoria approfondita da un mio cugino, sostiene che il loro migrare abbia riguardato anche la Svizzera. Con una tappa in una località del Ticino che si chiama Sassello (sarà un caso?), ora quartiere della città di Lugano. Leggendo la storia di Sassello (CH) si scopre che era luogo di primo insediamento dei migranti (poveri) provenienti dalle valli del nord Italia.I Ravera si radicano a Martina d'Olba. Dico si radicano perché forse arrivano dalla Catalogna (Spagna) e più precisamente dalla Località di Ribera, ora parte della città di Barcellona. Li venivano costruite, da abili maestri d'ascia, le navi che attraverseranno, grazie ai suoi abili navigatori, l'Oceano. Grazie anche ad un papa che odiava gli inglesi. Arrivarono in queste selve al servizio degli spagnoli che allora dominavano questa parte del Paese. Anche se formalmente Genova occupava gran parte dell'attuale Liguria e la Corsica e Emanuele Filiberto la parte del piemonte e la Savoia. Forse perché gli spagnoli avevano bisogno di abili tagliaboschi da occupare nella foresta della Valle dell'Orba. Vi è anche una tesi che sostiene fossero prigionieri di guerra o galeotti impegnati nel procurare legname per costruire navi.Non sono uno storico, quindi questa è solo una teoria che mi sembra più forte di quella che fa derivare questo cognome da Villa Raverio, un comune della Brianza milanese.Faccio notare che per concessione della Repubblica di Genova esiste una successione del 1629 di un certo Bartholomeus Bonus da Ribeira (1555) ai figli Jeronimo (1558) e Amador (1584/1649).Segnalo inoltre che nelle mappe militari di quella zona, la parte ovest di Acquabianca, esiste il toponimo Bricco Ravera.Nasce qui, fra questa montagne, l'abilità dei taglialegna (legnaioli, segantini ecc.) che faranno il giro d'europa ( e forse del mondo - si veda la diffusione del cognome Ravera nell'America del Nord e del Sud-). Serviranno la Repubblica di Genova, il Regno piemontese - se veda una protesta dei Notabili di Macomer, contro gli Orbaschi che depredavano le loro foreste di levvi, roverella e cinepro - La Repubblica/Impero Francese ecc. Molti migreranno in Francia dopo la prima guerra mondiale e anche li inizieranno a disboscare la foresta delle Ardenne - insieme a polacchi e portoghesi - per produrre le traversine ferroviarie.In Francia è radicato il più alto nomero di persone che portano questo cognome. Si estende anche a RAVERAT e RAVOUIR.In Francia, dall'Ocitania ai Pirenei dalli'Ile de France all'Alsazia, i Italia, Liguria, Piemonte e Lombardia, questi cognome è legato all'attività della segagone o della commercializzazione del legno. Questo almeno fino al 1900. Ma anche in Sud America. Ravera, Minetto, Pesce, Siri, Pizzorno, Zunino, sono cognomi molto diffusi in tutta l'Amerca del Sud: Argentina, Cile, Uruguay. Una comunità di emigranti che hanno girato il mondo per costruirsi un futuro fuori dalla fatica e dalla fame.Martina d'Olba: costituito nel 1797 e già quartiere di Rossiglione nel capitanato genovese di Ovada, già "Martina" e con la denominazione attuale dal 1863. Con legge n. 77 del 18/04/1798, che divise il territorio ligure in 20 giurisdizioni con i rispettivi cantoni, Martina fu compreso come comune nella Giurisdizione della Cerusa (capoluoghi: Voltri e Ovada), nel cantone di S. Pietro d'Olba; con la legge organica n. 24 del 17/01/1803, che approvò il <<quadro della divisione del territorio ligure in 6 giurisdizioni>>, fu compreso nella Giurisdizione di Colombo e nel cantone dell'Erro (capocantone: Sassello). Nella legge del 27 maggio 1803, n. 37, e del 14 maggio 1804, n. 26, la situazione circoscrizionale di Martina risulta invariata. Nel 1927 formò, con il Comune di San Pietro d'Olba, il Comune di Urbe (G. MALANDRA, Gli archivi storici dei comuni e delle istituzioni pubbliche della provincia di Savona, Genova 1996).Sassello: Il borgo, già abitato in epoca preistorica, fu fondato dagli Statielli, una tribù dei Liguri. Venne quindi compreso nella Marca Aleramica e citato, per la prima volta, nel diploma imperiale di Ottone I nel 967. Già nel medioevo risulta soggetto alla giurisdizione ecclesiastica del vescovo di Acqui. In seguito appartenne a Bonifacio del Vasto nel 1091 e successivamente soggetto ai marchesi Del Carretto. Seguirono nel XII secolo i marchesi di Ponzone, i quali nel 1290, vendettero il borgo ai genovesi Doria.A causa della sua posizione geografica strategica, posto di fatto al confine tra Liguria e Piemonte, fu oggetto di lunghe contese tra la Repubblica di Genova e il Marchesato di Monferrato.A placare i dissidi politici tra le diverse casate nobiliari furono gli stessi Doria che, nel 1612, vendettero il feudo alla repubblica genovese. Venne temporaneamente occupato dai Savoia nel 1672 e nel 1747, fino alla definitiva annessione al Regno di Sardegna nel 1815 della Repubblica Ligure. Diverrà quindi parte integrante del Regno d'Italia nel 1861.Divertiti!
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